«Dite: è faticoso frequentare bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli». Sono le bellissime parole di Janusz Korczak, il poeta dei bambini.
È vero, l’altezza dei sentimenti non dipende dall’età. Eppure, non mi aspettavo di incontrare così presto in mio figlio, 4 anni, certi batticuori, iniziati più di un anno fa.
Lo stavo preparando per la nanna, quando una sera, prima dello scorso Natale, mi ha confessato di aver preso una decisione importante: «Sposerò Sara! Anche Andrea la vuole sposare, ma io la sposerò». Sara, sua compagna di scuola materna, non è stata una conquista facile. Non so se sono serviti i miei consigli («Devi essere gentile, dirle delle parole dolci» e lui: «Ma sì, lo so, io le dico cacca e lei ride) o se è stata premiata la costanza, comunque sia, una sera di qualche tempo fa, sono stata travolta dal suo abbraccio e dalla sua felicità: «Mamma, mamma, Sara mi vuole sposare, me l’ha detto oggi».
Ma non è una relazione semplice. I primi disaccordi sono venuti fuori sulla scelta del nome del figlio che hanno già deciso di avere. «Sara vuole chiamarlo Gesù, io no, non è un nome da bambino: i bambini non camminano mica sull’acqua!». E poi sulla scelta della casa: «Lei non vuole vivere a Milano, vuole andare a vivere a Bergamo, io no, non capisco il bergamese». Per fortuna hanno raggiunto un accordo: andranno a vivere al Castello Sforzesco (del resto lui è un cavaliere e lei una principessa!). Peccato che ci siano state tensioni anche sul colore delle stanze («Sara vuole il castello tutto d’oro, ma come faccio poi a trovare la mia armatura che è d’oro?»). Si sono persino presi una pausa di riflessione, quando, questa estate, lei è stata due mesi al mare e Francesco, solo soletto, qui a Milano, aveva messo gli occhi su un’altra compagna. Ma a settembre la nuova fiamma era già stata dimenticata. Sempre e solo Sara, in ogni discorso spunta il suo nome, in ogni momento lui ha un pensiero per lei.
Vi giuro che ho sofferto il giorno in cui, arrivando a casa, l’ho trovato tristissimo: «Sai che la Cri (la maestra) mi ha regalato un fazzoletto magico per mandare via le lacrime? Ho pianto tanto perché Sara ha detto che non mi vuole più sposare». Sono rimasta senza parole. Le ha trovate mio marito: «Ma dai, devi dirle che ne troverai quante ne vuoi di fidanzate». E il piccolino, dall’alto della sua saggezza spiazzante: «Non glielo dico perché poi piange e io non voglio far piangere la mia sposa». Ora i due si sono finalmente riappacificati (una sera in bagno, a suo padre: «Papà abbiamo parlato, mi vuole di nuovo sposare»).
Questa storia d’amore mi commuove. È un’emozione pensare alla forza dei sentimenti, scorgerla in un bambino così piccolo e saperlo capace di tirar fuori quello che prova, senza vergogna. Chissà cosa conserverà di tutto questo quando sarà grande, chissà che uomo diventerà. Me lo chiedo ogni giorno. E ogni giorno mi impegno a insegnarli che dei sentimenti non dobbiamo avere mai paura.
S.B
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