Quando apprendo che le future mamme potranno lavorare fino al nono mese di gravidanza, per assentarsi cinque mesi dopo la nascita del bambino (la norma è stata approvata dalla Commissione bilancio della Camera), istintivamente mi chiedo: ma ne varrà la pena?
Per carità, la libertà di scelta è sempre una bella cosa. E quando una donna incinta sta bene è una forza della natura. Però, mi dico, non è solo questione di energie fisiche. Che fine faranno i pensieri, i sentimenti, i moti dell’animo degli ultimi mesi?
Quando apprendo che le future mamme potranno lavorare fino al nono mese di gravidanza, per assentarsi cinque mesi dopo la nascita del bambino (la norma è stata approvata dalla Commissione bilancio della Camera), istintivamente mi chiedo: ma ne varrà la pena?
Per carità, la libertà di scelta è sempre una bella cosa. E quando una donna incinta sta bene è una forza della natura. Però, mi dico, non è solo questione di energie fisiche. Che fine faranno i pensieri, i sentimenti, i moti dell’animo degli ultimi mesi?
Mentre medito su queste riflessioni, mi capita tra le mani un libro, uscito da poco, che parla della Regina delle attese: la gravidanza, appunto.
Il libro si chiama Un amore in più, sottotitolo La gravidanza e il tempo dell’attesa. Pubblicato dall’editore San Paolo, è scritto da Pamela Pace, psicoanalista che da anni si occupa dei disagi infantili, prendendo in carico anche le inquietudini e le problematiche dei genitori. Ecco, questo libro è dedicato proprio alle mamme e ai papà. Anzi, alle future mamme e ai futuri papà, con l’invito a leggerlo insieme. Per prepararsi all’incontro più importante della loro vita, quello con il loro bambino.
Sono passati 34 anni dalla mia prima gravidanza e 28 dalla seconda. Eppure, quando ho cominciato a leggere Un amore in più, ho sentito che parlava anche a me, di me, facendomi riprovare emozioni mai cancellate, ma messe da tempo nel cassettino dei ricordi.
Infatti, il bello di questo che l’autrice definisce “piccolo testo”, perché si tratta di un centinaio di pagine, è che non parla della gravidanza come se fosse un’esperienza uguale per tutte le donne. No. «Innanzitutto una donna. Una per una» scrive Pace. E della gravidanza: «Una è diversa dall’altra».
Confermo: io che ne ho avuto due posso dire che la seconda è stata diversa dalla prima, non meno coinvolgente, non più facile, niente di meno o di più, semplicemente una nuova avventura.
Quindi nelle parole dell’autrice si ritroveranno le primipare, le già mamme, le gravide ansiose come quelle che si sentono in una bolla magica. E così è per i papà, dei quali si dice subito, senza false ideologie, che «all’inizio sono sullo sfondo» e per questo è importante che il desiderio di avere un figlio sia condiviso, per «costituire le fondamenta di un progetto familiare».
Infatti, il bello di questo che l’autrice definisce “piccolo testo”, perché si tratta di un centinaio di pagine, è che non parla della gravidanza come se fosse un’esperienza uguale per tutte le donne. No. «Innanzitutto una donna. Una per una» scrive Pace. E della gravidanza: «Una è diversa dall’altra».
Confermo: io che ne ho avuto due posso dire che la seconda è stata diversa dalla prima, non meno coinvolgente, non più facile, niente di meno o di più, semplicemente una nuova avventura.
Quindi nelle parole dell’autrice si ritroveranno le primipare, le già mamme, le gravide ansiose come quelle che si sentono in una bolla magica. E così è per i papà, dei quali si dice subito, senza false ideologie, che «all’inizio sono sullo sfondo» e per questo è importante che il desiderio di avere un figlio sia condiviso, per «costituire le fondamenta di un progetto familiare».
A questo progetto, che nel libro va dai nove mesi della gravidanza al parto, fino alle prime cure del piccolo, Pamela Pace dedica approfondimenti e consigli. Poggiati su basi scientifiche, ma scritti con un linguaggio che mi viene da definire “simpatico”. «Inutile sforzarsi di fare le eroine, ce ne sono già tante nei libri di storia!», dice per esempio l’autrice alle donne comprensibilmente preoccupate della salute del piccolo ma timorose di scocciare i medici con le loro domande.
Altre volte ci sono passaggi poetici: «La costruzione della “culla interna” che deve contenere il bambino richiede anche tante energie psichiche ed emotive, non solo fisiche». Bella l’idea della “culla interna”.
C’è una risposta competente per ogni dubbio, ogni domanda, ogni timore. E si ricorda, puntualmente, che «sono due le persone che aspettano un bambino, e dunque tale attesa implica che anche l’uomo possa attraversare un periodo difficile».
Ma non si dimentica il “terzo”, il bambino. Anzi, le prime parole del libro sono proprio dedicate a lui: «L’ambiente familiare e sociale, la cultura, la lingua, lo status, sono tutti fattori che il bambino non sceglie…Crescere implica dunque il faticoso cammino per diventare soggetti autonomi. Tuttavia la nostra origine ci seguirà sempre come un’ombra».
Perché questa premessa? Come si fanno i bambini lo sanno tutti. Ma non tutti sanno, o non pensano abbastanza, che un essere umano non viene concepito solo dall’incontro tra un ovulo e uno spermatozoo. Viene concepito nel desiderio, nell’immaginazione, la psicologia dice che un bambino è il “prodotto di un sogno”.
Poi, quando viene al mondo ed è reale, il cucciolo d’uomo ha bisogno di due cose prima di tutto: cibo e amore. E qui il ruolo della madre è fondamentale. «Cosa vede un neonato riflesso nello sguardo di una madre? Vede se stesso così come è accolto, oppure non accolto… La smorfia o lo sguardo di una madre veicolano al piccolo il primo importante messaggio relativo al suo posto nel mondo».
Una bella responsabilità, vero? Ma niente dogmi: Pace spiega che il senso di maternità non è scontato, ogni donna ha i suoi tempi di assestamento e di armonia con il piccolo che ha partorito.
Sicuramente, come si evince dal libro, l’impatto con quel piccolo “estraneo” sarà tanto più naturale, emozionante e dolce quanto più la gravidanza sarà stata vissuta intensamente.
Cioè quanto più la mamma avrà avuto la possibilità di concentrarsi sulle sue trasformazioni, fisiche e psichiche. E quanto più sarà riuscita a dialogare con il cucciolo che si portava dentro, riservandosi anche dei momenti di pace e di isolamento dal resto del mondo.
Un’esperienza segreta e intima, dunque, che possiamo definire eccezionale.
Ecco il perché dei miei dubbi iniziali, dettati dalla consapevolezza che, per forza di cose, il lavoro “distrae” e non lascia spazio e tempo per il raccoglimento.
Ma la saggia dottoressa Pace avverte: «Ritengo che durante l’esperienza della gravidanza e della maternità una donna debba sempre sentire rispettati la sua personalità, il suo credo, i suoi desideri».
E già, questa è la garanzia affinché, nonostante le inevitabili fatiche dell’inizio, ogni mamma, e con lei ogni papà, con il loro bimbo tra le braccia si sentano più ricchi. Perché in casa è arrivato un amore in più.
Due parole sull’autrice. Pamela Pace, psicoanalista e psicoterapeuta, è fondatrice e presidente dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus, centro per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica. Ha tre figli, due femmine e un maschio.
Cipriana Dall'Orto, giornalista
Di Cipriana Dall'Orto leggi anche:
Basta ipocrisie: il genitore perfetto non esiste
Procreazione assistita: la capacità di autolimite
Fare la mamma non è divertente? Dipende
Du is megl che uan (coppie gay e adozioni)
Chi dice mamma… deve stare attento a quel che dice