Ieri sfogliavo l’album dove tengo le vecchie foto di mio figlio. Ce ne sono alcune che ogni volta riaprono una ferita, nonostante siano passati alcuni anni. Lui, un fagottino di neanche 2 mesi, con un musetto sofferente, in braccio a mia madre. Stava male, stava male da 15 giorni, ma i pediatri non capivano che cosa fosse. Vomitava a getto. Lo allattavo con il biberon e, dopo un po’, il latte usciva come se si fosse aperta una fontana.
Telefonate alla pediatra (ma c’era la sostituta), telefonate al pronto soccorso, telefonate alle amiche mamme. “Cambi il latte”, “Lo tenga diritto”, “Gli faccia fare il ruttino”. Visita dalla pediatra sostituta: “Vedrà che con questo nuovo latte non succederà più”. Ma io lo sapevo dentro di me che non era una cosa normale. Lui cresceva, qualcosa evidentemente assimilava, ma non poteva essere normale. Dopo 15 giorni, finalmente torna la sua dottoressa. Finalmente. Le racconto tutto, mi dice: “Se stasera vomita ancora, domani andate di corsa al pronto soccorso”.
Il giorno dopo eravamo in ospedale: l’ecografia ha mostrato subito una stenosi ipertrofica del piloro. Grossa, grossissima. Praticamente il passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino era quasi chiuso, strozzato da un muscolo “sbagliato”. Un po’ di latte passava, per questo il bambino continuava a crescere, ma la maggior parte veniva rigettato. E di lì a poco non ne sarebbe passato più. Bisogna tagliare. Il giorno dopo ancora, il mio fagottino era in una sala operatoria. Certo, ti dicono che per un chirurgo pediatrico è quasi un’operazione di routine. Ma tu, madre, non riesci a sopportare l’idea che quell’esserino che hai portato dentro per 9 mesi, ancora totalmente indifeso e dipendente da te, un tutt’uno con te, sia in una sala operatoria. Non puoi neppure immaginare che cosa gli stanno facendo. Non puoi sopportare l’idea che feriscano il suo corpicino, anche se a fin di bene. L’anestesia. Quanta paura. Mio marito ancora più spaventato di me. Poi il risveglio. La gioia indescrivibile per 10 grammi di latte bevuti e non vomitati e poi, 20 e poi 40…e poi, dopo una settimana, la normalità.
Quando nasce un bambino non è certo questo che ti aspetti. Ma la maternità è tutta una sorpresa e talvolta è una sorpresa che fa male. Ma poi scopri che il tuo dolore non è nulla di fronte ad altri ben più grandi. Il ricovero in ospedale ti fa vivere a fianco di chi è molto più sfortunato di te, di tuo figlio. Malattie terribili, malformazioni a cui non c’è rimedio. E la sfortuna diventa fortuna, diventa un incidente di percorso quasi di nessuna importanza. Ringrazi il cielo per avere dovuto vivere solo quello che hai vissuto.
Un abbraccio a chi è stato meno fortunato di noi.
Sabrina
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