nonno padre nipoteOra che sono padre, capisco il valore di tutto quello che mio padre ha fatto per me, per noi. È prima di tutto per questo motivo che voglio raccontarvi la sua storia di emigrante degli anni ‘60. Ma anche per far capire ai più giovani la vita e i pensieri dei tanti padri di ogni continente che oggi, come ieri, sono costretti a lasciare la loro terra per trovare un lavoro.

Salvatore è nato nel 1937 in un paese nella provincia di Lecce. Suo padre, Antonio, di professione falegname, spesso se lo porta con sé sulla bicicletta a comperare il legname e in quelle occasioni gli mostra le bellezze della città: l’architettura barocca. Salvatore non va d’accordo con il padre e da ragazzino inizia a fare il manovale. Il suo grande sogno è costruire una casa tutta sua, proprio in stile barocco. Ha 23 anni quando il padre gli dice che è arrivato il momento di sposarsi e che per lui ha scelto Maria, una bella ragazza, di famiglia onesta. In verità Salvatore aveva già addocchiato Maria, che vedeva in chiesa e per il corso. Quindi, acconsente. Nel gennaio del 1961 le nozze. Nei mesi successivi i due giovani imparano a conoscersi e a volersi bene. Con il tempo l’amore diventa sempre più forte. Anche se un problema c’è: il lavoro.

Salvatore lavora ore e ore, ma porta a casa poche lire. È preoccupato perché a fatica riescono a sfamarsi loro e tra qualche mese ci sarà un figlio. Qualche giorno prima di Natale ecco nascere il bambino, che prende il nome del nonno, Antonio. La gioia della nascita è soffocata dalla mancanza di un lavoro giustamente retribuito. Salvatore non riesce più a dormire per i mille pensieri e quando un suo amico immigrato in Germania gli propone di andare a lavorare lì, non esita un attimo.

A metà gennaio lascia casa, moglie e figlioletto. Dopo un lungo viaggio, con la valigia legata con lo spago, arriva in Germania. C’è tanta neve e fa molto freddo. Due giorni dopo trova alloggio in un campo di lavoratori stranieri, dentro baracche di lamiera. Il suo lavoro consiste nello squadrare le pietre usate per realizzare il sottofondo delle strade. Tutto il giorno con la mazza pesante sul cantiere a spaccare pietre.

Vento gelido e neve rendono ancora più faticoso il lavoro. Sente freddo nelle ossa, un freddo che non ha mai provato prima. I suoi vestiti non sono abbastanza caldi. Il gelo penetra nelle ossa e lo fa tremare. Ma non conosce la lingua, sa parlare solo in dialetto pugliese e non sa a chi chiedere qualcosa per coprirsi. Un signore polacco, Pavel, si accorge che Salvatore sta male per il gelo e gli passa il suo cappotto. Il primo mese è durissimo. Ma agli inizi di marzo riesce a spedire, tramite vaglia postale, i primi soldi a casa. In un mese guadagna più di quello che aveva guadagnato in un anno lavorando come manovale in Puglia. Finalmente Maria e Antonio hanno da mangiare. Ogni mese manda il vaglia a casa e le lettere della moglie lo rendono felice.
Dopo quasi due anni, è il Natale del 1963, Salvatore ritorna per la prima volta a casa. Lo accolgono con una grande festa. Il giovane papà tiene suo figlio tutto il giorno in braccio, lo accarezza, lo coccola, gli dice qualche parolina in tedesco e il piccolo ride di gusto. Agli inizi di febbraio riparte per la Germania, ad aspettarlo c’è la sua baracca in lamiera e il cantiere stradale e soprattutto la neve e il gelo.

La sua vita ormai è questa: due anni di lavoro e poi un mese di ferie da trascorrere con la famiglia. A settembre del 1966 nasce Rosalia, poi a settembre del ‘68 Nicola e a settembre del ‘72 Carmelina. Salvatore manda tutti i soldi che guadagna a casa. La sua felicità è sapere che i suoi figli vivono bene. Ha il terrore della povertà e insieme al suo amico Pavel, la sera va a fare il barista in un locale frequentato da tedeschi benestanti. Riesce a racimolare altri soldi, questi li mette da parte perché vuole comperare una macchina tedesca, una BMW, e tornare in Puglia e portare in giro la sua famiglia.
Non ha mai abbandonato il suo sogno da ragazzino: la casa in stile barocco. Con i risparmi comincia a farla costruire.

Il primogenito Antonio ormai è cresciuto, ha 17 anni e il padre se lo porta a lavorare in Germania. Gli trova un lavoro da fabbro. Maria e gli altri 3 figli stanno al paese, mentre Salvatore e Antonio vivono in una casa molto più calda delle baracche in lamiera. La casa barocca al paese è a buon punto. Ogni volta che Salvatore torna a casa, dà disposizioni ai muratori. In Germania il freddo si fa sempre sentire, nonostante i vestiti pesanti che ora può permettersi. Le giornate al gelo fanno ancora battere i denti, come il primo giorno di lavoro. Ma il desiderio della casa al paese e di vedere tutta la famiglia riunita lo fanno lavorare sempre e persino con più vigore.

Un giorno Maria gli dice che anche gli altri 3 figli vogliono trasferirsi in Germania. Per 8 anni vivono tutti insieme in Germania. Antonio intanto si è sposato ed è diventato papà di un maschietto: Salvatore, come il nonno, come da tradizione. Anche gli altri figli si sistemano.
Salvatore, non più giovane, non ce la fa più a stare in Germania. Nella terra dove è nato e cresciuto c’è la casa dei sogni che lo aspetta. Così, ormai prossimo alla pensione, si trasferisce nella sua terra d’origine e si dedica ai lavori per finire la casa. Nel frattempo i nipoti crescono e almeno una volta l’anno tutta la famiglia si ritrova nella grande casa in Puglia.

Salvatore ormai è un vecchio che cammina curvo con il suo inseparabile bastone. Un giorno gli arriva un pacco, dalla Germania, dentro ci sono un libro e un album di fotografie. Il libro è una tesi di laurea del primo nipote, Salvatore. Salvatore Tonnino, dottore in medicina e chirurgia dall’università Justus Liebig di Gießen. La dedica nella tesi riporta: “Grazie ai tanti sacrifici di mio nonno Salvatore e di tutta la mia famiglia, oggi corono il mio sogno”. Un lungo brivido percorre tutta la schiena e le lacrime scorrono sulle guance del nonno. Tutte le sere prima di addormentarsi legge la dedica sulla tesi di laurea. E ogni volta che qualche compaesano passa vicino a casa sua, lo chiama e lo invita a bere della buona birra tedesca e orgogliosamente, tra un brindisi e una battuta sulla gioventù passata, fa vedere la dedica sulla tesi e l’album con le foto della sua famiglia.


Antonio

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