Esce in Italia, edito da Rizzoli, il libro Tanta gioia e nessun piacere che, tra ricerche e testimonianze, arriva a una conclusione che più ovvia non si può: avere figli è l’esperienza più bella della vita ma è anche devastante (per i genitori). E chi non ricorda le notti insonni, i pargoli nel lettone, il cinema (o il sesso) saltato per via del 40 di febbre? Cito, da La Repubblica di oggi (15 settembre), alcune parole dell’autrice, l’americana Jennifer Senior: “ Nel 1975 un celebre saggio evidenziò che le madri con figli adulti che vivevano fuori casa non erano disperate ma più felici delle altre; negli anni Ottanta i sociologi giunsero alla conclusione che, benché il lavoro fuori casa contribuisse al benessere delle donne,
Esce in Italia, edito da Rizzoli, il libro Tanta gioia e nessun piacere che, tra ricerche e testimonianze, arriva a una conclusione che più ovvia non si può: avere figli è l’esperienza più bella della vita ma è anche devastante (per i genitori). E chi non ricorda le notti insonni, i pargoli nel lettone, il cinema (o il sesso) saltato per via del 40 di febbre? Cito, da La Repubblica di oggi (15 settembre), alcune parole dell’autrice, l’americana Jennifer Senior: “ Nel 1975 un celebre saggio evidenziò che le madri con figli adulti che vivevano fuori casa non erano disperate ma più felici delle altre; negli anni Ottanta i sociologi giunsero alla conclusione che, benché il lavoro fuori casa contribuisse al benessere delle donne,
la nascita dei figli tendeva ad annullarne gli effetti positivi. Nei vent’anni successivi gli studi indicavano come i figli potessero compromettere la salute psicologica delle madri più di quella dei padri…nel 2004 cinque ricercatori hanno chiesto a 909 donne lavoratrici del Texas quali attività dessero loro più piacere. La cura dei figli si è piazzata al sedicesimo posto su diciannove, persino dopo le pulizie di casa”. E potrei continuare… Primo: diffido delle ricerche. Oggi con campioni selezionati, dimostri quello che vuoi, cioè tutto e il contrario di tutto. Secondo: ricordo che divertire deriva dal latino de –vertere, cioè allontanare, distrarre, deviare. Si dice infatti di tutti i passatempi che allontanano e distraggono dai doveri. Una mamma può amare i suoi figli, trovare emozionante la loro nascita e la loro crescita, li rifarebbe, se potesse tornare indietro. Ma il suo ruolo è talmente carico di doveri che difficilmente troverà, nei momenti con la prole, divertimento inteso come relax ed evasione. A meno che … non faccia come il papà. E certo, anche nelle famiglie dove tutti e due lavorano, quasi sempre al papà toccano “incombenze” (di solito la domenica mattina) come: portarli al parco, giocare al pallone, andare in bici. Così la mamma è “libera” di preparare il pranzo. Provate a chiedere a una mamma se si diverte a mettere in lavatrice maglia a pantaloni del calcio, o seguire i compiti, ovvio che vi dirà di no. Ma provate a chiederle se le piace andare in altalena, saltare alla corda, giocare a nascondino, ossia tornare bambina insieme ai suoi bambini: vi dirà di sì, che si diverte. Quanto ai figli grandi: se rimangono a casa è frustrante per tutti, perché i ritmi non coincidono, la privacy va a farsi benedire, la mamma si incazza perché la camera è disordinata e i figli si incazzano perché non ne possono più di essere sgridati. Vivono fuori casa? Li vedi molto meno, ma quella volta che li vedi è per scelta. E se vai a mangiare una pizza o al cinema con loro è puro divertimento: perché sono giovani, pieni di aneddoti esilaranti, guardano il mondo con occhi nuovi e persino i loro tormenti amorosi diventano argomenti intriganti e per nulla noiosi come certe lamentele delle amiche. Allora, fare la mamma è divertente o no? Dipende. Ah, sti americani! Scoprono sempre l’America.
Cipriana Dall’Orto, giornalista
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Chi dice mamma… deve stare attento a quel che dice