Me lo ricordo come fosse accaduto ieri… Invece sono passati otto anni! Alice aveva un mese o poco più e io e mio marito siamo andati dalla pediatra per la classica visita di controllo alla piccola. Solite cose, solite manovre, solite prescrizioni e indicazioni per una sana gestione della neonata… Poi lei, la dottoressa, appoggia la penna e ci dice: ”Questo non lo scrivo sulla ricetta ma vale tanto quanto, anzi più del resto. Dovete - dovete – ritagliarvi una sera alla settimana senza Alice, un’uscita di coppia.
E non lo dico per voi due, lo dico perché ho a cuore la mia giovane paziente. Capito?”.
Mi pare di vedere la faccia che ho fatto… A metà fra il “ma che cavolo mi sta proponendo?” e il “sì , sì, certo… Come no. Figurati se mollo la pupa appena nata!”… E mi ricordo che, subito, la pediatra ha colto il senso del mio silenzio e ha rincarato la dose, chiedendoci praticamente una promessa solenne. Non so se, come e perché abbiamo deciso di provarci e so per certo, non me lo dimenticherò mai, che ho pianto lacrime vere la prima volta che ho lasciato Alice con la mia mamma (a nessun altro avrei potuto “abbandonare” la mia primogenita in fasce) per la pizza più veloce di Milano. La seconda settimana non mi ricordo fazzoletti e disperazione, la terza proprio non c’erano. Poi è diventato normale. Era il mercoledì, avevamo fissato il giorno per avere una sorta di “obbligo”, di impegno da onorare. Bene. Ve lo racconto, amiche mie, perché credo ci abbia salvati! E’ stato forse il consiglio più saggio che ci sia stato dato con Figlia1, quando la coppia era molto meno consolidata di oggi e il rischio di annientarsi e trasformarsi “solo” in genitori-di-Alice era davvero altissimo. C’erano volte nelle quali non avevamo nessuna voglia di lasciare la nostra piccolina per uscire noi due, e c’erano volte nelle quali trascorrevamo tutto il poco tempo senza di lei a parlare di lei. Ma serve e, se riuscite, fatelo. Offritevi di fare “cambio sera” con una coppia di amici nella vostra stessa situazione, se non avete una nonna-zia-tata a disposizione. Ma non dimenticatevi di esistere anche come partner, di farvi belli per l’altro, di restare compagni di vita e di letto, non solo di veglie notturne con il pupo che piange. Otto anni dopo, con Tommaso, siamo meno talebani… Non abbiamo fissato un giorno a settimana ma abbiamo capito il senso e il valore di quel tempo-per-noi. E ce lo prendiamo, magari con meno puntualità (ne abbiamo due da lasciare) ma con maggiore consapevolezza. Ecco.
Francesca Senette
Francesca Senette,
giornalista e conduttrice televisiva, autrice di
Cose che non mi aspettavo (quando stavo aspettando)
(Kowalski, 12 euro), un libro un po’ memoir e un po’ manuale che accompagna alla scoperta della gravidanza.