
“Solo col tempo e col nostro esempio, i bambini imparano a distinguere cosa è giusto per loro, cosa lo è per gli altri e cosa è giusto per tutti” dicono le
psicopedagogiste Elena Urso ed Elisabetta Rossini, che in questo brano tratto dal loro libro
I bambini devono fare i bambini (Bur Parenting Rizzoli), spiegano
come trasmettere il senso morale a un figlio, età per età.
Insegnare a un bambino il concetto di onestà è tanto difficile quanto importante. Importante perché è un principio che, una volta compreso, ci accompagnerà per sempre come una bussola capace di orientare le nostre scelte ancor prima di prendere alcune decisioni. Capita di avvertire dentro di noi degli "scricchiolii": sono i dubbi, che chiedono di essere ascoltati. È un principio che si trasmette solo con l'esempio.
E l'esempio è un impegno quotidiano che noi adulti esercitiamo con coraggio quando ci assumiamo le nostre responsabilità senza scaricarle sugli altri. Se riusciamo a farlo noi per primi, lo insegneremo anche ai nostri bambini, i quali capiranno che è possibile sopravvivere agli errori, e soprattutto che è naturale farne, ma che solo assumendosene la responsabilità si impara a non commetterli ancora e ancora. L'assunzione di responsabilità libera dall'impulso spesso affannoso di ricercare circostanze attenuanti o capri espiatori. Quanto è faticoso, e precario, vivere sempre alla ricerca di un colpevole?
Aiutare e indirizzare lo sviluppo del senso morale dei bambini non è certo un percorso semplice, né veloce: difatti, attraversa tutta l'infanzia e per tutta l'infanzia evolve. Eccone le tappe principali:
> fino ai 3 anni circa: il bambino non è ancora consapevole delle regole, riconosce il no, ma non ne capisce il senso. A questa età le regole sembrano un ostacolo che si frappone alla meravigliosa scoperta del mondo, perché ogni cosa è nuova e interessante. Una cosa è sbagliata solo perché lo dice un'autorità, prima di tutti mamma e papà, ma non se ne possono comprendere ancora le motivazioni etiche e sociali alla base;
> fino ai 7/8 anni circa i bambini hanno una morale eterodiretta: l'autorità è sempre esterna e una cosa viene o non viene fatta in base alla possibilità di essere scoperti e, quindi, puniti. I bambini rispettano le prime regole perché definite e presentate dall'adulto e le considerano assolute e impossibili da cambiare. In questa fase spesso i bambini comprendono di aver fatto una cosa sbagliata solo quando interveniamo noi adulti;
> dagli 8 anni le regole iniziano a non essere più rigide e immutabili: i bambini obbediscono non più per il solo ed esclusivo rispetto dell'autorità, ma perché comprendono sempre meglio che una cosa può fare bene o male a sé e agli altri. È l'inizio di una comprensione progressivamente più autonoma di ciò che si può e non si può fare.
Si passa da un rispetto acritico delle regole, da insegnare con molta pazienza, a un rispetto autonomo; dal non fare qualcosa perché ci si può fare male al non farlo perché si può fare male agli altri: progressivamente il bambino accoglie nel proprio mondo tutto ciò che è altro da se. Ma fin dall'inizio i piccoli devono avvertire da parte dei genitori l'amore e il rispetto per la loro persona, perché un bambino può imparare a rispettare gli altri solo se si sente amato e accettato. Non è mai troppo presto per insegnare il rispetto.
Dapprima, quindi, i nostri insegnamenti devono aiutare il bambino a non farsi male, poi a non far male agli altri; prima a livello fisico, poi morale. Aiutiamo i bambini a passare dal loro innato forte senso di giustizia - una giustizia bambina, forgiata inevitabilmente sulla loro visione egocentrica del mondo - a un senso di giustizia universale.
Nel mezzo, tra i due capi di questo percorso, scorre l'infanzia, con la sua connaturata difficoltà di apprendere il rispetto delle regole, anche quelle in apparenza più semplici! A volte, proprio per questo motivo, gli adulti sono costretti a prendere provvedimenti che consentano ai bambini di comprendere i loro errori e ricorrono alle punizioni. La punizione non dovrebbe essere IL metodo educativo principale, perché altrimenti insegniamo a nostro figlio a non fare qualcosa soltanto per paura della punizione, invece di aiutarlo a sviluppare dentro di sé il senso di cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Utilizziamo dunque un criterio sensato e limitiamo le punizioni alle "infrazioni" davvero gravi. Ancora più importante: le punizioni devono essere simboliche, mai umilianti, realistiche, realizzabili e volte a rimediare all'errore del bambino (sospendiamo un gioco pericoloso, interrompiamo un'attività, vedi il capitolo dedicato alle regole, p. 75).
Punire SEMPRE insegna al bambino come evitare le punizioni, piuttosto che a comportarsi bene. Punire sempre allontana dall'onestà.
Il senso morale attraversa tutta l'infanzia e per tutta l'infanzia evolve. Lo fa grazie al nostro esempio e a un impegno formato da fatti e parole, perché troppo spesso gli esempi provenienti dal mondo adulto che i bambini vedono e sentono sono quanto di più distante possibile dall'onestà e dal senso morale. In quei casi è necessario integrare la loro percezione con spiegazioni che siano comprensibili e chiare, perché i piccoli abbiano una chiave di lettura di azioni altrimenti indecifrabili e imparino così a distinguere una bravata da una vera e propria violenza.
Elisabetta Rossini ed Elena Urso
I bambini devono fare i bambini - 25 consigli per aiutare i nostri figli a crescere. E crescere insieme a loro, di Elisabetta Rossini ed Elena Urso è stato pubblicato a marzo 2016 e fa parte della collana Parenting di Bur, nata per offrire a genitori, educatori e insegnanti strumenti per capire meglio i ragazzi di oggi.
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