Le allergie non vanno mai in vacanza, tantomeno durante l'estate. Pericolose, per i soggetti allergici, possono essere le punture di imenotteri (ovvero api, vespe e calabroni). Ecco tutto quello che c'è da sapere a riguardo, grazie alle spiegazioni di M. Beatrice Bilò, Presidente AAIITO (Associazione Italiana Allergologi Immunologi Ospedalieri e Territoriali)
Come si manifesta la reazione allergica
Oltre 5 milioni di italiani ogni anno vengono punti dagli imenotteri, ma si stima che da 1 a 8 su 100 sviluppi una reazione allergica. Le punture degli imenotteri possono provocare reazioni indesiderate da lievi a molto gravi nei soggetti che sono allergici al loro veleno.
Le reazioni locali si manifestano come lieve rossore/o lieve gonfiore come arrossamenti e/o gonfiore sono normali e dovute alle sostanze tossiche contenute nel veleno. Le reazioni allergiche alle punture sono invece causate da componenti del veleno a cui il paziente è allergico che inducono la formazione di anticorpi. Queste si distinguono in locali estese e sistemiche.
Le reazioni locali estese (che interessano dal 2,4% al 26% delle persone allergiche) si manifestano come arrossamenti e/o gonfiore in sede di puntura con un diametro superiore ai 10 cm e una durata che supera le 24 ore.
Le reazioni allergiche generali/sistemiche (dall’1% all’8,9%) solitamente insorgono entro mezz’ora dalla puntura e possono manifestarsi con uno o più sintomi quali: orticaria, prurito diffuso, malessere, gonfiore, vertigini, nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, mancanza del respiro, stordimento, confusione mentale, abbassamento della pressione sanguigna, perdita di coscienza e shock anafilattico.
Quali sono le procedure esatte da compiere nel caso di puntura di imenotteri?
Se dopo la puntura, compaiono rossore e gonfiore in una zona di circa 2-3 cm di diametro, si tratta di una reazione perfettamente normale, dovuta al veleno iniettato dall’insetto; in questo caso si può applicare ghiaccio ed eventualmente una pomata al cortisone. Se è rimasto un pungiglione nella pelle, si dovrebbe notare a occhio nudo un puntino nero al centro della parte colpita. È molto importante estrarlo, e farlo con un certo metodo, per evitare che il sacco velenifero che gli è attaccato continui a iniettare altro veleno. Bisogna quindi evitare di afferrarlo con le dita, piuttosto usare un’unghia, una limetta o anche un bancomat per sollevare il pungiglione gradualmente dal basso.
Tutte le persone che, dopo una puntura, in pochi minuti hanno manifestato uno o più sintomi sistemici, quali orticaria, vertigini, difficoltà di respiro, oppure una reazione locale molto estesa (>10 cm di diametro) della durata di almeno 24 ore devono rivolgersi alla specialista allergologo per una diagnosi e terapia appropriata. Laddove necessario, lo specialista prescriverà la terapia antistaminica, cortisonica, l’adrenalina autoiniettabile e/o l’immunoterapia specifica.
L’autoiniettore di adrenalina è uno strumento medico “salvavita” che consente di iniettare l’adrenalina in circa 10 secondi, in modo da “limitare” i sintomi delle reazioni allergiche più gravi, come lo shock anafilattico. Il paziente allergico dovrà sempre portarlo con sé e sapere come e quando utilizzarlo. L’immunoterapia specifica è l’unica terapia risolutiva ovvero in grado di regolare la risposta immunitaria nei soggetti allergici, proteggendoli da successive reazioni nel lungo termine. Questa terapia è consigliata a bambini e adulti che hanno avuto reazioni generali/sistemiche e che presentino test cutanei e/o sierologici positivi ed ha una efficacia protettiva superiore al 90%.
Se il paziente sa già di essere allergico, deve avere con sé i farmaci di emergenza (antistaminico, cortisone e, nei casi di reazioni più gravi, anche autoiniettore di adrenalina) ed è stato istruito sul loro utilizzo; anche se si dispone di questi farmaci, dopo averli assunti è meglio farsi portare in ogni caso al più vicino pronto soccorso o chiamare il 118.
L'opinione